[vc_row][vc_column][vc_column_text]Federico Babina, nato a Bologna e trasferitosi poi a Barcellona, sta incantando il mondo con le sue archi – serie.
Noto per il suo stile geometrico che si ispira al cubismo, Babina è noto per le sue illustrazioni ispirate al mondo dell‘architettura, mettendola in collegamento con il cinema, i registi, gli scrittori, la musica e attraverso la sua ultima collezione, l’Archiatric, con la malattia mentale.
Un viaggio visivo che, attraverso 16 illustrazioni, ci conduce per mano nel mondo dei disturbi mentali, rappresentandoli attraverso case deformate. Con un tratto deciso e allo stesso tempo bizzarro nella sua semplicità, l’osservatore si ritrova proiettato in un mondo sconosciuto, o solitamente conosciuto esclusivamente attraverso gli stereotipi dei manuali diagnostici e della società. Ogni singola patologia è rappresentata in maniera chiara, forte e talvolta destabilizzante. La scelta della casa non è poi certamente casuale: l’archetipo della casa rappresenta il “nido” per eccellenza, l’identità più profonda nascosta all’interno dell’Io.
Le illustrazioni
Babina riesce nel perfetto intento di tradurre la lingua della psicopatologia in quella dell’architettura attraverso una trasformazione visiva, con un obiettivo che non è certamente quello di donare un’aria romantica alla malattia mentale, quanto quello di rompere la visione schematica influenzata dai pregiudizi, attraverso cui l’osservatore solitamente guarda ai disagi psichici.
Ben 16 le illustrazioni, dalla demenza, all’autismo, ai disturbi alimentari, al disturbo bipolare, sino ad arrivare alla rappresentazione della depressione e dell’ansia, le patologie che più influiscono oggi sul benessere della società del terzo millennio. In particolare la depressione è raffigurata come una casa murata, che si chiude su se stessa andando a restringere sempre più lo spazio vitale.
La schizofrenia, l’ alzheimer, l’insonnia, le fobie e il disturbo ossessivo compulsivo, rappresentato attraverso linee nette e precise che vanno a formare forme geometriche tutte uguali a se stesse e ripetute, all’interno delle quali viene collocata la persona, rendendo immediata la percezione della schiavitù che nasce dalla necessità di controllo irrazionale e finisce per schiavizzare l’identità.
E ancora la dislessia, la paranoia, l’autismo, il disturbo dell’identità di genere e il disturbo dissociativo, tra le rappresentazioni forse più inquietanti, rendendo ottimamente l’idea di perdita di contatto con il reale, il panico e il vuoto.
Fonte: Federico Babina[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_video link=”https://youtu.be/a3fTw-xzEM4″][/vc_column][/vc_row]