Al castello di Rochechouart, la mostra di Yona Friedman

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Una mostra dedicata all’architetto e teorico ungherese Yona Friedman. Ad accoglierla il centro espositivo francese del castello di Rochechouart, ad un anno dalla importante retrospettiva dedicatagli dal MAXXI di Roma.

La personale si intitola “Yona Friedman: Les villes imaginées” ed è un affascinante viaggio attraverso installazioni, disegni e video che si sposano in maniera impeccabile e raffinata con gli ambienti storici del museo ricavato nel castello medievale.
Sessant’anni di attività e riflessioni del grande teorico e architetto ungherese che si è distinto nel mondo per la sua visione utopica della società, riproposta nel suo lavoro e nelle sue pubblicazioni, tra cui “Mobile Architecture” del 1958.

Nella mostra si impone l’opera “Space Chain”, una struttura leggera improvvisata fatta di cerchi di alluminio, che domina il cortile d’ingresso del castello e simboleggia il suo concetto di di pratica architettonica e autodeterminazione degli utenti.

L’esposizione di Friedman invita i visitatori non soltanto a guardare, ma a partecipare attivamente all’esposizione, con elementi interattivi che si aggiungono alla composizione e che dimostrano come l’ambiente urbano non possa prescindere dalla presenza umana.
Allo stesso Friedman appartiene l’itinerario di Montagne de Venise, che ha previsto la partecipazione diretta dei cittadini di Venezia, in un simbolico ed interessante percorso per vivere la città in modo alternativo.
La mostra nel castello di Rochechouart conduce i visitatori attraverso un altro importante ambito del lavoro di Friedman ovvero i suoi disegni.

Il percorso espositivo evidenzia anche l’altro aspetto fondamentale della produzione di Friedman, i suoi disegni: un gigantesco fumetto ricopre le pareti del museo, ritraendo un unicorno, che simboleggia la società ideale immaginata da Yona.
Importante strumento utilizzato dall’architetto e artista per raggiungere un pubblico più vasto in contesti di scarsa alfabetizzazione, il disegno è al centro anche dei suoi manuali pubblicati insieme all’UNESCO negli anni Settanta e Ottanta, all’interno dei quali si ammirano le sue forme essenziali e stilizzate, i suoi disegni minimalisti, realizzati per insegnare agli abitanti a costruire strutture mobili e flessibili.

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