La storia del design e della cultura del nightclub in una mostra che ripercorre oltre 55 anni di storia delle discoteche. Si chiama “Night Fever. Designign Club Culture 1960-Today” la rappresentazione fotografica che sarà visibile al Vita Design Museum di Basilea, in Germania, dal 17 marzo al 9 settembre del 2018.
La cultura pop al centro della scena, ma sempre passando attraverso il design delle strutture che negli anni hanno chiamato a raccolta centinaia di migliaia di giovani. Dagli anni ’60, nel pieno della rivoluzione sociale e della ribellione che contraddistinse gran parte dei teenager, soprattutto oltreoceano. Si radunavano per esprimere con il proprio corpo uno stato d’animo, in locali dove spiccavano vere e proprie opere d’arte realizzate attraverso l’occhio attento di maestri di grafica e luce, design e moda. Tutto per dare spazio a chi spesso non veniva ascoltato.
Graphic design e mondo glamour in Night Fever.
Tra le discoteche italiane il mitico Studio 54, la cui pista fu calcata anche dal genio di Andy Wharol, ma non solo. Nell’esposizione si trovano anche i luoghi della subcultura newyorkese, come l’Electric Circus, progettato dall’architetto Charles Forberg e dal famoso studio Chermayeff & Geismar. Un concept, quest’ultimo, che ha fatto storia, essendo riuscito a influenzare altre realtà europee, come lo Space Electronic di Firenze.
La mostra Night Fever è stata ampiamente illustrata con foto di interni, poster, flyer, protagonisti della vita notturna e la loro moda, in maniera tale da accompagnare i fruitori in un affascinante viaggio attraverso subculture e mondi glamour. Oltre a mobili, modelle e moda, la mostra comprende rari documenti cinematografici, esempi musicali, graphic design e posizioni contemporanee di artisti e fotografi.
Dagli anni ’60 ai mitici ’70, quando prese piede la musica disco, un genere dal quale sono nati anche capolavori cinematografici come Saturday Night Fever. Perché, così come ben esposto dal film, la dancefloor acquisì nuova linfa dando la possibilità a singoli o coppie di sperimentare nuovi movimenti, alcuni dei quali sono entrati nella storia della disco music.
Contemporaneamente, discoteche come il Mudd Club o l’Area di New York, fondendo vita notturna e arte, offrivano nuove opportunità ai giovani artisti emergenti: fu su questa scena che ebbe inizio la carriera di Keith Haring e Jean-Michel Basquiat. Intanto, all’inizio degli anni ’80 a Manchester l’architetto e designer Ben Kelly progettò una cattedrale del rave postindustriale, la Haçienda. Da qui ebbe inizio il periodo dell’acid house, un sottogenere della house. All’inizio del nuovo secolo, la cultura dei club sembra aver ripreso una nuova vita, come quella che contraddistinse le serate degli anni ’60. Marchi e festival musicali globali vengono spinti fuori dai contesti urbani mentre una nuova generazione di architetti si confronta nuovamente con la tipologia del nightclub.
Night Fever è una storia tutta da scoprire, un percorso che può anche essere visto a ritroso, in cui si ripercorre la storia della musica attraverso il design di architetti che hanno regalato ai giovani i luoghi più famosi al mondo in cui poter ballare.
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