Alessandro Garlandini è designer e co-fondatore de ilVespaio, network di professionisti che si occupano di ecodesign e sostenibilità, progettando allestimenti, oggetti e merchandising riutilizzando gli scarti di produzione di aziende e organizzando progetti di sensibilizzazione sulle tematiche ambientali, mostre didattiche, kit per le scuole e video per bambini sui cambiamenti climatici e sull’economia circolare. Tra le tante iniziative, anche murales e opere esposte in prestigiosi musei, aeroporti, ospedali, scuole ovvero in tutti i luoghi in cui il Design può essere fruito come messaggio di bellezza sociale.
Italian Design Institute ha oggi l’onore di avere tra i suoi docenti del Master in Ecodesign un professionista come Garlandini.
Lo abbiamo incontrato per farci raccontare un po’ più di lui e della sua attività.
Eco Design: a che punto siamo in Italia? Quanto cioè questo settore è entrato nella mentalità del cliente che acquista e delle aziende che producono?
Si parla tantissimo di ecodesign e di economia circolare, ma i progetti più innovativi di ecodesign che mi vengono in mente sono quasi tutti del Nord Europa. Anche tra i miei colleghi designer italiani noto che non sempre viene dedicata la giusta attenzione all’impatto ambientale dei loro progetti e il più delle volte viene data più importanza ad aspetti estetici, formali, funzionali o emozionali. Questo vale anche per le aziende, che spesso non considerano tutto il ciclo di vita del prodotto, non si preoccupano a sufficienza della provenienza dei materiali, di come lavorano i fornitori e di cosa accade al prodotto dopo la vendita. Gli esempi di economia circolare più interessanti provengono da settori cui solitamente non pensiamo quando parliamo di design di prodotto: alimentare, moda, sviluppo app, mobilità.
Insegnare l’Eco Design: da dove si comincia e qual è la risposta degli studenti oggi?
Credo sia necessario investire molto sull’educazione ad ogni livello: scuole, università, corsi di formazione per le aziende. Per questo credo che un nuovo master in Eco Design sia importante. Quando io ho fatto l’università 15-20 anni fa, a lezione raramente sentivo parlare di sostenibilità; quando i docenti mi insegnavano la progettazione non partivano mai da una visione d’insieme di tutto il ciclo di vita dei prodotti/servizi. Mi ricordo ancora al bar del campus che, tra studenti, ammiravamo oggetti per la casa in plastica non riciclabili, divani con telai metallici annegati nel poliuretano non disassemblabili, automobili velocissime super-inquinanti. Fortunatamente i ragazzi di oggi sono molto più sensibili alle tematiche ambientali; è importante dunque fornirgli gli elementi per diventare progettisti attenti e in grado di aiutare le aziende a ragionare in ottica circolare.
Cos’è il Vespaio? Come nasce? E perchè questo nome?
ilVespaio è un network di professionisti che si occupano di ecodesign e divulgazione ambientale. Siamo un team di creativi, ricercatori ed educatori e dal 2008 organizziamo progetti di sensibilizzazione su temi ambientali, eventi, mostre, concorsi di idee e workshop, coinvolgendo aziende, istituzioni, comunità, scuole e famiglie. Progettiamo inoltre merchandising e allestimenti a partire da scarti di produzione e rifiuti domestici. Quando abbiamo scelto il nome ilVespaio, cercavamo un nome che provenisse dal mondo naturale e che esprimesse movimento, dinamismo e caos creativo. Abbiamo pensato quindi alle vespe, insetti considerati dall’uomo inutili e fastidiosi. In realtà contribuiscono anche loro all’impollinazione, ma, a differenza delle api, le vespe fieramente non si fanno addomesticare e non lavorano per l’uomo, e anzi sfruttano solai e sottotetti per creare il nido.
Ci racconti un tuo progetto di Eco Design a cui sei particolarmente legato?
Ogni progetto è come un figlio, ci mettiamo amore, cura e responsabilità. Se proprio devo scegliere un progetto, ti parlerei di Taca Lì, che è uno degli ultimi. Taca Lì è un giunto in plastica riciclata che consente di collegare tubi per creare allestimenti modulari e circolari. La cosa divertente è che lo produciamo direttamente noi, riciclando tappi di bottiglia raccolti dalle scuole con le macchine per riciclare la plastica che ci siamo autocostruiti, seguendo i progetti di Precious Plastic.